Il COVID-19 ha creato situazioni da incubo per la supply chain che nessuno avrebbe potuto prevedere. Dalla chiusura delle frontiere all'impennata dei costi di trasporto, la pandemia ha costretto i professionisti del procurement a ripensare molti presupposti che hanno promosso lo sviluppo della supply chain negli ultimi anni.
Prendiamo la consegna just-in-time, ad esempio. La pandemia ha spietatamente esposto la sua vulnerabilità alle difficoltà dei fornitori. Ma allo stesso tempo, a causa degli effetti economici della crisi, le scorte di riserva si sono rivelate un lusso che pochi possono permettersi. Quindi, come è possibile rendere la propria supply chain a prova di futuro contro la prossima crisi?
Per cominciare, è importante evitare la tentazione di diversificare la propria base di fornitori per MRO (Maintenance, Repair and Operations). La chiave sta nell'affidarsi ad una rosa di fornitori di fiducia per consegne sicure. Infatti, la razionalizzazione dei fornitori è risultata di gran lunga la più diffusa strategia di efficienza del procurement nell'Indirect Procurement Report del 2020, realizzato da RS Italia in collaborazione con il Chartered Institute of Procurement & Supply (CIPS).
"C'è una chiara pressione verso la razionalizzazione dei fornitori. L'idea è buona e dovrebbe essere attuata, ma onestamente penso che in questo momento il problema sia la resilienza della supply chain piuttosto che la razionalizzazione", dice il Dr. John Glen, economista CIPS e Visiting Fellow alla Cranfield School of Management."
"È una sorta di progetto a lungo termine: nei prossimi 6-18 mesi si tratta di gestire la resilienza e il rischio nella supply chain, mentre la razionalizzazione passa in secondo piano".