Per comprendere al meglio il microscopio elettronico come funziona, scomponiamo lo strumento di osservazione delle sue unità essenziali, spiegandone in breve il ruolo svolto.
La sorgente di elettroni (il cannone elettronico), usato per generare il fascio di elettroni primario ad alta energia che colpisce il campione oggetto dell’osservazione/analisi, è composto da un filamento di tungsteno a forma di V, o da un cristallo in esaboruro di lantanio.
Una pompa a vuoto crea le condizioni di vuoto nella camera dove è stato collocato il campione e nel tubo attraverso cui transita il fascio di elettroni.
Un condensatore magnetico convoglia il fascio di elettroni sul campione oggetto dell’osservazione.
A questo punto, entrano in gioco due lenti magnetiche: la prima svolge il ruolo di obiettivo, mentre la seconda fa da proiettore, bloccando gli elettroni nel campo ottico del microscopio.
Un rilevatore, detto detector di emissione secondaria, a seguito della sollecitazione del campione, cattura gli elettroni secondari per misurarne l’intensità. Quest’ultima varia a seconda del rilievo della superficie.
Infine, le immagini vengono registrate attraverso un supporto digitale o fisico come una lastra fotografica.
Adesso vediamo, invece, come funziona un microscopio elettronico a scansione o scanning electron microscope (SEM). Il SEM è una delle versioni di microscopio elettronico il cui utilizzo è indicato per l’osservazione della superficie di un materiale (il campione).
Gli elettroni sparati dal cannone vengono convogliati sulla superficie del campione grazie ai campi magnetici, dando origine a vari segnali per ogni parte colpita. I segnali generati vengono raccolti ed elaborati per restituire un’immagine visibile da video terminale (display del computer, monitor integrato, smartphone e tablet).