Alcune sostanze superano le soglie di pericolosità e sono sottoposte a restrizioni, o persino a divieto, dal REACH. Le aziende hanno in tal caso obblighi specifici.
SVHC, CMR, PBT, vPvB, ecc.: di cosa si tratta?
L'acronimo per le sostanze altamente preoccupanti è SHVC, ovvero Substances of Very High Concern. Si tratta di prodotti o molecole che possono avere conseguenze negative per la salute o l'ambiente. Queste sostanze sono classificate in base a svariate caratteristiche.
Le CMR sono sostanze:
- cancerogene, cioè inducono o favoriscono lo sviluppo di un tumore;
- mutagene, se hanno conseguenze a livello genetico o causano mutazioni cellulari trasmissibili per via ereditaria;
- tossiche per la riproduzione se alterano la fertilità o compromettono lo sviluppo del feto.
Le sostanze PBT hanno la caratteristica di essere persistenti, ovvero si decompongono lentamente o non si decompongono affatto negli organismi e nell'ambiente. Sono anche bioaccumulabili (si accumulano nell'ambiente) e tossiche. Le sostanze vPvB sono estremamente persistenti e bioaccumulabili.
Alcune sostanze, infine, sono perturbatori endocrini, ovvero imitano l'azione di un ormone naturale per suscitare la risposta attesa.
Benché potenzialmente pericolose, le sostanze SVHC sono adottate in ambito industriale per le loro proprietà (come, ad esempio, resistenza alle alte temperature o agli acidi, solidità, ecc.). È possibile continuare a utilizzarle, ma il consumatore deve esserne informato: si parla in questo caso di "diritto di essere messo a conoscenza", garantito dall'articolo 33 del regolamento REACH.
Obblighi delle imprese per l'uso di sostanze altamente preoccupanti
Le SVHC sono riportate in un elenco gestito dall'ECHA che viene aggiornato ogni sei mesi. Tali sostanze devono essere controllate e, per quanto possibile, sostituite da sostanze non nocive.
In generale, tutte le sostanze devono essere registrate. Per quelle più preoccupanti, l'ECHA riconosce un'autorizzazione che ne inquadra l'utilizzo. Alcune sostanze, che "comportano un rischio inaccettabile", sono assolutamente vietate (si tratta di una sessantina di sostanze, come il benzene nei giocattoli o il nickel nei gioielli).
Le aziende che usano o forniscono sostanze SVHC devono dapprima segnalare all'ECHA se l'articolo prodotto contenga una sostanza SVHC in quantità superiore ad una tonnellata per produttore/importatore all'anno e se la concentrazione della sostanza supera lo 0,1% della massa.
Hanno in più l'obbligo di:
- fornire al cliente una scheda di dati di sicurezza;
- comunicare le informazioni necessarie per un utilizzo sicuro;
- rispondere entro 45 giorni alle domande dei consumatori riguardanti la sostanza.
Tutto questo riguarda tutti gli attori della supply chain, poiché ognuno di essi è un fornitore per un altro soggetto: produttore, importatore, rappresentante esclusivo, distributore e utilizzatore finale.
Il regolamento REACH è un pilastro della legislazione europea volta a proteggere la salute e l'ambiente. Gli attori dell'industria chimica devono rispettarne le prescrizioni per garantire che le sostanze siano utilizzate in modo responsabile e che i consumatori siano informati.