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      • Pubblicato il 17 gen 2024
      • Ultima modifica 17 gen 2024
    • 4 min

    Supply chain alimentare, come cambierà con i sensori di freschezza del cibo

    Non è facile né breve, ma la strada che condurrà alla sostituzione delle vecchie indicazioni di scadenza sembra essere a senso unico.

    Supply chain alimentare, come cambierà con i sensori di freschezza del cibo

    Come dibattuto da diversi anni, per contenere gli sprechi di cibo occorre andare al di là delle scadenze indicate nelle etichette. La dicitura "da consumarsi preferibilmente entro" è - in altri termini - fuorviante, perché un prodotto alimentare potrebbe essere “buono” ben al di là di tale indicazione, con il risultato di far cestinare dei cibi che, in realtà, sono ancora in grado di svolgere la propria funzione.

    A rendere il tutto più complicato, peraltro, non è solamente il fatto che l’indicazione della data di scadenza sia pianificata fin dall’origine sulla base di alcuni parametri spesso troppo rigidi, quanto anche l’evidenza che non tiene certamente conto delle condizioni di conservazione e di trasporto, finendo con il non essere necessariamente correlata alla qualità e al valore dell'alimento al momento dell'uso.

    Insomma, le condizioni della maggior parte dei prodotti alimentari che viaggiano lungo le catene di approvvigionamento sono sconosciute perché non esiste un monitoraggio della qualità, a parte forse un'ispezione visiva al negozio di alimentari. In altri termini, non si sa cosa sia successo al prodotto dal momento in cui esce dal magazzino del produttore al momento in cui arriva al supermercato o sulla tavola.

    Qualcosa potrebbe però cambiare nell’immediato futuro: sono infatti già stati sviluppati e commercializzati diversi approcci che utilizzano inchiostri, sensori di pH, idrogel e altre tecnologie per rilevare le condizioni qualitative di un prodotto. In particolare, sono proprio i sensori a costituire una delle più promettenti applicazioni in questa direzione. Ma come funzionano?

    Come funzionano i sensori sulla freschezza degli alimenti

    Il sensore sulla freschezza del prodotto può cambiare colore quando il cibo inizia a degradarsi. Sia il pesce che la carne producono ad esempio più ipoxantina quando iniziano a deteriorarsi e i biosensori della loro etichetta di carta reagiscono a questo aumento e attivano un cambiamento di colore. L'etichetta stessa è collocata all'interno dell'imballaggio su una membrana, in modo da non essere a contatto diretto con il cibo.

    Un altro prodotto che utilizza la codifica dei colori è il Freshtag, prodotto dalla società di ricerca e sviluppo svedese e statunitense Vitsab: si tratta di un indicatore di freschezza che cambia colore esattamente come fa un semaforo, da verde a rosso, utilizzando un adesivo sicuro per gli alimenti da attaccare a un'etichetta. È calibrato in base a specifiche normative sulla temperatura dei prodotti alimentari e potrebbe vedere la prossima luce in una versione ancora più dinamica: la tecnologia potrebbe infatti essere incorporata sull'inchiostro del codice a barre di una confezione, che si sbiadirebbe in base al profilo di temperatura finendo con il diventare invisibile quando il prodotto non è più commestibile.

    Come funzionano i sensori sulla freschezza degli alimenti

    Gli altri esempi, peraltro, non mancano. Partendo dall’assunto che se un prodotto alimentare è trattato bene, è buono ben oltre la data di scadenza, aziende di tutto il mondo hanno deciso di impegnarsi in questo senso con le loro soluzioni anti-spreco. Per esempio, la svedese Innoscentia offre oggi un'etichetta che si attacca alla pellicola di plastica di una confezione di carne: quando la carne si degrada, rilascia composti organici volatili che reagiscono con l'inchiostro dell'etichetta, facendole cambiare colore.

    Non è facile applicare queste novità su larga scala

    Ad ogni modo, sebbene le idee non manchino, per farle diventare di scala - e dominare il mercato - ci vorrà molto tempo. Secondo gli esperti, infatti, c'è una certa resistenza da parte dei produttori e delle aziende alimentari a modificare le linee di confezionamento per adattarle alle nuove tecnologie, in primis per questioni economiche: tali modifiche – anche se apparentemente piccole nel proprio packaging - possono infatti costare molto ai produttori.

    È proprio questo, in fondo, che costituirà la principale sfida per molte aziende che cercano di integrarsi nelle confezioni esistenti, sia che si tratti solo di un'etichetta, sia che si tratti di cambiare un tappo della bottiglia di vino. In ogni caso, le modifiche possono comportare molti costi e grandi rischi, considerato che diverse di queste soluzioni sono ancora in fase di ricerca e farle uscire dal laboratorio per portarle su prodotti e catene di fornitura in gran numero senza aumentare i costi è una sfida tecnica molto ardua. Inoltre, ciò che funziona in laboratorio non sempre funziona sugli scaffali. Proprio riconoscendo le preoccupazioni finanziarie, alcuni innovatori stanno cercando di realizzare sensori di freschezza che funzionino già con i formati di imballaggio alimentare esistenti.

    Non è facile applicare queste novità su larga scala

    Si consideri inoltre che i costi aggiuntivi sono solo uno dei motivi per cui molti di questi sensori vengono sperimentati o utilizzati su alimenti più costosi, come carni e frutti di mare. Tant’è che la maggior parte dei clienti di Freshtag opera nel settore dei frutti di mare e della ristorazione in generale, che comprende kit di pasti e piatti pronti.

    Superata la fase di implementazione iniziale, poi, i vantaggi non dovrebbero mancare di certo: a lungo termine, infatti, questi dispositivi che forniscono dati basati sulla freschezza degli alimenti potrebbero significare risparmi per le aziende e i loro partner di vendita al dettaglio, sotto forma di minori sprechi.

    Ma questi tipi di sensori finiranno per sostituire tutte le informazioni sulla data? In realtà no, almeno nel breve e medio termine: ci vorrà infatti ulteriore tempo prima che la fiducia delle autorità di regolamentazione e dei consumatori arrivi a un livello tale da farli accettare come nuovo standard in sostituzione delle tradizionali etichette.

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