Agricoltura Verticale: vantaggi e sfide del vertical farming

L'idea dell'agricoltura verticale non è nuova: il primo a proporla nel 1999 fu Dickson Despommier, professore di salute pubblica e ambientale alla Columbia University.

Insieme ai suoi studenti, aveva sviluppato un progetto per una fattoria in un grattacielo che, a loro avviso, avrebbe potuto sfamare circa 50.000 persone.

Dopo oltre vent'anni questo progetto non è mai stato realizzato, ma il seme è stato gettato e l'idea dell'agricoltura verticale è ormai ben presente nella mente di molti innovatori, agricoltori e specialisti del settore.

Uno dei vantaggi dell'agricoltura verticale è l'aumento della resa delle colture che si può ottenere da un terreno significativamente meno esteso, il che significa, in parole povere, che si può coltivare di più con meno.

Questo ha anche un vantaggio ambientale, poiché utilizzando meno terra, sono necessarie meno risorse per la coltivazione e meno macchinari e si riduce anche l'impatto negativo sul terreno, sulle piante e sugli animali che vi risiedono.

Inoltre, grazie alla collocazione delle colture al chiuso, gli effetti degli agenti atmosferici su di esse sono di gran lunga inferiori, consentendo una maggiore resa complessiva e una qualità più costante.

Già questo significa che è possibile piantarle, curarle e raccoglierle 365 giorni all'anno grazie ad ambienti controllati e all'indipendenza da stagioni e condizioni atmosferiche.

Una prima sperimentazione di una fattoria verticale in un progetto in Scozia è riuscita a far crescere piantine di alberi 6 volte più velocemente di quanto ci si aspetterebbe in un ambiente esterno tradizionale.

Nonostante i vantaggi, l'agricoltura verticale ha avuto un avvio un po' lento. Secondo il Financial Times, nel 2020 c'erano solo circa 74 acri di terreno agricolo verticale nel mondo.

Gli Stati Uniti sono attualmente in testa con oltre 2.000 aziende agricole, ma anche l'Asia sta aumentando l'uso di questa pratica con la nascita di oltre 200 aziende solo in Giappone.

In Europa l'ambizione sta crescendo. Alcune delle aziende leader di mercato che investono nelle Vertical Farm hanno sede in Germania, Paesi Bassi e Scandinavia. In Danimarca, è in corso un progetto che prevede la costruzione di un'azienda agricola in grado di produrre oltre 1.000 tonnellate di ortaggi all'anno.

A detta di tutti, l'agricoltura verticale è un grande business destinato a crescere. Attualmente, nel 2023, si stima che il mercato abbia un valore di 5,1 miliardi di dollari e si prevede che raggiungerà i 15,3 miliardi entro il 2028, con un aumento di 10,2 miliardi in soli 5 anni.

Tuttavia, l'agricoltura verticale non è priva di rischi e sfide particolari.

In primo luogo, richiede un investimento iniziale significativo.

L'avvio di una fattoria verticale è tutt'altro che economico: una stima suggerisce che avviare una fattoria di 60 ettari potrebbe costare più di 100 milioni di dollari.

Un'altra sfida è rappresentata dai costi dell'energia, che negli ultimi tempi, come sappiamo, sono cresciuti in modo vertiginoso.

Questo potrebbe rallentare la scalabilità e intaccare la redditività.

Di conseguenza, diverse grandi aziende globali hanno adottato misure per ridurre le loro attività o trasferirle in altre sedi dove i costi dell'acqua e dell'energia sono molto più bassi.

A ciò è strettamente collegato il fattore ambientale.

L'agricoltura verticale dipende in larga misura dall'illuminazione artificiale e quindi produce un consumo energetico superiore alla media rispetto alle serre tradizionali.

Molte aziende si sono quindi orientate verso l'illuminazione a LED per consumare meno elettricità, riducendo di conseguenza i costi di gestione e le emissioni di anidride carbonica.

L'investimento in sistemi di illuminazione a LED può essere generalmente da 2 a 4 volte superiore a quello delle lampade a vapori di sodio ad alta pressione; tuttavia, bastano 12-24 mesi per ottenere un ritorno sull'investimento, rendendo questa soluzione più conveniente nel lungo periodo.