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      • Pubblicato il 8 gen 2024
      • Ultima modifica 8 gen 2024
    • 5 min

    Appalto digitale: cos’è e quali sono le novità introdotte dal Nuovo Codice degli Appalti?

    La digitalizzazione degli appalti sta cambiando la realtà dei lavori con enti pubblici: ecco tutte le novità già applicate e quelle che vedranno la luce dal prossimo 1° gennaio 2024.

    Appalti digitali: cosa sono e quali sono le novità - RS

    L’entrata in vigore del Nuovo Codice degli Appalti ha contribuito ad accelerare la trasformazione in atto nel settore degli appalti pubblici.

    Proprio per questo motivo, cerchiamo di riassumere in breve quali sono le principali novità di questo ambito e che cosa cambia per tutti gli operatori che partecipano a vario titolo al mondo degli appalti.

    I principi dei nuovi appalti digitali

    L’articolo 1 del Nuovo Codice degli Appalti, entrato in vigore dallo scorso 1° aprile 2023, stabilisce innanzitutto quali siano i principi fondamentali relativi all’affidamento e all’esecuzione dei contratti pubblici.

    In tale ambito tra i più rilevanti spicca certamente la tempestività, con l’invito ad affidare i contratti pubblici nel minore tempo possibile, e la competitività, con i contratti pubblici che devono essere assegnati in base al miglior rapporto tra la qualità del servizio o del prodotto offerto e il prezzo richiesto.

    È inoltre richiesto che le procedure di appalto rispettino la legge in modo scrupoloso, che siano trasparenti e caratterizzate dalla massima apertura delle informazioni e, infine, in grado di stimolare la concorrenza tra gli operatori economici.

    Verso la digitalizzazione degli appalti pubblici

    Tutto ciò premesso, tra gli articoli più interessanti del Codice troviamo poi l’art. 19, che introduce il principio della digitalizzazione del ciclo di vita dei contratti pubblici avvicinando il quadro normativo nazionale verso il concetto di appalto digitale che è stato ispirato dall’ambito comunitario.

    Nel dettaglio, la digitalizzazione degli appalti pubblici richiede ora che le stazioni appaltanti e gli enti concedenti siano tenuti a usare tecnologie digitali per gestire tutte le fasi dei contratti pubblici, dalla programmazione all’esecuzione, e che venga promossa la neutralità tecnologica: le stazioni appaltanti possono dunque scegliere la tecnologia che meglio si adatta alle loro esigenze.

    Tra gli altri criteri che ispirano la vita dell’appalto digitale vi è poi la sicurezza informatica e la protezione dei dati personali, così come la tracciabilità e la trasparenza, con le attività che devono essere monitorate in modo dettagliato: deve inoltre essere reso disponibile l’accesso ai dati e alle informazioni, anche per decisioni automatizzate.

    Infine, il Codice incoraggia l’uso di procedure automatizzate per la valutazione delle offerte dei fornitori al fine di aumentare l’efficienza e la precisione delle valutazioni.

    Verso la digitalizzazione degli appalti pubblici - RS

    Le piattaforme per gli appalti digitali

    Qualche articolo dopo, il Codice introduce altresì il concetto di piattaforme di approvvigionamento digitale, ovvero servizi e sistemi informatici che devono essere usati per la gestione del ciclo di vita dei contratti pubblici in maniera completamente digitale e che possono semplificare significativamente le procedure di appalto come, a titolo di esempio, la redazione di atti digitali, la pubblicazione dei dati relativi ai contratti e alle procedure di appalto in formato elettronico, l’accesso elettronico alla documentazione di gara.

    Il Codice prevede altresì che le piattaforme di approvvigionamento digitale siano interoperabili (devono funzionare insieme in modo armonico) e non impongano costi aggiuntivi agli offerenti.

    Tutte le altre novità degli appalti digitali

    Tra gli altri aspetti più interessanti del Nuovo Codice Appalti c’è anche quello introdotto dall’articolo 23, che istituisce la Banca Dati Nazionale dei Contratti Pubblici, che viene gestita dall’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC) e che ha lo scopo di raccogliere, conservare e monitorare delle informazioni dettagliate sui contratti pubblici, tra cui quelli sugli appaltatori, quelli finanziari, la documentazione delle procedure di gara e lo storico dei contratti. La Banca Dati sarà interoperabile con altre piattaforme e banche dati, facilitando la consultazione dei dati.

    Lo stesso Codice introduce poi nuove disposizioni per disciplinare la pubblicità legale degli atti, prevedendo che tutti gli atti siano resi pubblici mediante la Banca Dati Nazionale dei Contratti Pubblici e l’Ufficio delle Pubblicazioni dell’Unione Europea. Viene inoltre previsto un set di strumenti che siano in grado di semplificare la gestione dei contratti pubblici, come l’uso dei cataloghi elettronici, che permettono agli offerenti di presentare le loro offerte in forma – appunto - di catalogo online.

    Sempre in un’ottica di maggiore digitalizzazione del servizio degli acquisti di beni e delle forniture di servizi, segnaliamo altresì come il Codice preveda l’uso di aste elettroniche per conseguire nuovi prezzi o valori migliorati per gli appalti pubblici, e come l’articolo 31 istituisca l’Anagrafe degli Operatori Economici, sempre presso l’ANAC, con l’obiettivo di raccogliere informazioni dettagliate sugli operatori economici coinvolti nei contratti pubblici.

    Tutte le altre novità degli appalti digitali - RS

    Le date in calendario

    L’introduzione delle disposizioni del Nuovo Codice degli Appalti ha seguito un calendario piuttosto stringente, la cui prima scadenza fondamentale è stata quella del 1° aprile 2023, momento a partire dal quale è stata prevista la vigenza della norma. L’operatività del Codice è poi entrata in vigore dal 1° luglio 2023, con la sola eccezione della norma, mentre il 1° gennaio 2024 entrerà in vigore la parte relativa alla digitalizzazione degli appalti.

    Il prossimo anno vedrà poi protagoniste alcune altre date di scadenza, a cominciare da quella del 30 giugno, termine della qualificazione con riserva delle Stazioni Appaltanti: unioni di comuni, province, città metropolitane, comuni capoluoghi di provincia e regioni dovranno dunque iscriversi a regime a partire dal 1 gennaio 2024 e ottenere i requisiti di qualificazione entro tale data. Dal giorno successivo scatteranno, invece, le sanzioni previste dall’ANAC per le violazioni degli obblighi informativi verso la Banca dati nazionale.

    Infine, evidenziamo come dal 1° gennaio 2025 diventi obbligatorio il BIM, il metodo basato sui modelli digitali 3D delle costruzioni per la progettazione e la realizzazione di opere di nuova costruzione e per gli interventi su costruzioni esistenti per importo a base di gara superiore a 1 milione di euro.

    Sempre a decorrere dalla stessa data le Stazioni Appaltanti qualificate per la progettazione e l’affidamento non saranno più qualificate in automatico anche per l’esecuzione del contratto, e dovranno pertanto essere in possesso dei requisiti specifici che sono riportati nell’allegato II.4 del Codice degli Appalti.

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