Ne consegue che la funzione acquisti è oggi sempre più accreditata all’interno della gerarchia aziendale e un'evoluzione crescente delle politiche di approvvigionamento. Per esempio, il 49% delle imprese adotta logiche di portfolio nel definire le strategie di acquisto, mentre il 45% delle imprese conosce e ragiona in termini di Total Cost of Ownership nella gestione degli acquisti indiretti (la percentuale scende al 39% quando si parla specificatamente di MRO).
In termini di metodologia di acquisto, l’indagine evidenzia come nell’ipotesi di MRO ad alta rotazione e basso valore le pratiche più diffuse siano quelle del sottoscorta via MRP (37%), del kanban (31%) e dei sistemi di conto deposito (23%). Per le categorie merceologiche a bassa rotazione e alto valore, gli strumenti più fruiti sono l’uso delle giacenze (53%), le soluzioni digitali di e-procurement (36%) e il sistema kanban limitato ad alcune specifiche voci (21%).
Tale crescente consapevolezza si riflette anche in diversi ambiti operativi, come la valutazione delle prestazioni e la gestione del personale. Il 63% afferma ad esempio che l’ufficio acquisti viene valutato in modo sistematico non solo per il cost saving, ma anche per il cost avoidance, cioè la capacità di prevenire problemi e costi aggiuntivi.
A queste evidenze si aggiunge anche l’aumento del budget destinato agli MRO, in aumento rispetto all’anno precedente per il 43% delle aziende, e l’aumento del personale dell’ufficio acquisti, per il 26% del campione.
A ulteriore integrazione delle osservazioni precedenti, l’indagine si conclude con una serie di valutazioni positive sull’operato dell’ufficio acquisti. Nella maggior parte dei casi gli stakeholder lo giudicano positivamente sia per la capacità di aggregare i fabbisogni (50%) che di razionalizzare la spesa (47%). La qualità del servizio offerto agli altri dipartimenti aziendali è considerata elevata dal 57% dei rispondenti, ma il coinvolgimento dell’ufficio nei team interfunzionali è comunque limitato al 35%. Rimane incerto il giudizio sulle competenze, ritenute adeguate solo dal 28% dei rispondenti.
È altresì importante sottolineare che, pur nell’evidenza che la relazione tra l’ufficio acquisti e gli stakeholder (e in primis i clienti interni) è considerato collaborativo e fiduciario nel 45% dei casi, l’indagine è rivolta a manager degli acquisti, che, come tali, hanno spesso una percezione indiretta. Pertanto, i risultati qui condivisi dovrebbero essere interpretati con la necessaria cautela e consapevolezza.
Tutto ciò premesso, dall’analisi delle informazioni raccolte emerge un quadro in cui in molti casi permane la necessità di migliorare la trasparenza, la comunicazione tra le funzioni e, soprattutto, di rafforzare la professionalizzazione. Preoccupante è il dato secondo cui solo il 15% degli uffici acquisti riceva risorse per l’aggiornamento professionale, come così come il 26% degli uffici ritenuto nelle condizioni di suggerire miglioramenti nelle procedure o nei prodotti.
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